L’Arco della Pace fa parte del cosiddetto “cannocchiale”. Ovvero l’asse prospettico che parte dalla serie di archi appartenenti al Castello Sforzesco e che finisce con quello dell’Arco stesso.
Venne realizzato in epoca napoleonica. Nel 1906 venne istituito un arco in legno per celebrare l’arrivo del figlio adottivo di Napoleone e della sua consorte. Una scenografia molto apprezzata, tanto che prese dall’entusiasmo le autorità incaricarono l’architetto Luigi Cagnola di costruirne uno in marmo (1807). Quando Napoleone venne sconfitto a Waterloo, l’Arco era ancora in costruzione (circa a 2/3 dell’opera). Allora si decise di dedicare il monumento alla pace europea del 1815. Tra i milanesi gira voce che la facciata dell’Arco della Pace è rivolta verso la città anche per farsi beffe dei francesi. Infatti il didietro dei cavalli è direzionato verso la Francia.
La fauna che abita l’arco della pace è molto eterogenea. Un giorno mi sono messa seduta nei gradoni della piazza. Guardavo questo monumento così imponente come ad un gigante di marmo imperituro intorno al quale le vite di noi piccoli esseri umani si consumano e si susseguono. C’erano le tipiche “sciure” milanesi bardate nelle loro pellicce che portavano a spasso il cane, un gruppo di sportivi che si allenava in compagnia con la musica, un chiassoso gruppo di adolescenti e altri come me, persi nei loro pensieri che si guardavano intorno.
Vi consiglio, quando avete tempo, di partire dal Castello Sforzesco e attraversare tutto il parco, fino ad arrivare all’Arco della pace per godere di tutte le suggestive vedute del celebre cannocchiale.